Mentre il panorama politico di Maputo discute fervidamente la possibilità di un Piano Nazionale per la Reintegrazione, stimolando un dialogo profondo tra autorità e società civile, nelle province di Manica, Tete e Sofala si sta già compiendo un percorso verso il cambiamento tangibile. Questi passi, intrapresi con determinazione, hanno già prodotto risultati che meritano di essere sostenuti e potrebbero costituire un solido punto di partenza. Tuttavia, la soluzione risiede non solo nelle politiche e nei piani d’azione, ma soprattutto nell’esperienza diretta e nelle voci autentiche dei protagonisti di questa trasformazione.
Il 21 e il 22 marzo, a Maputo, si è tenuta la Conferenza Internazionale sulla Reintegrazione post conflitto, promossa dall’Instituto para a Democracia Multipartidaria (IMD), con l’alto patrocinio del Ministero della Giustizia, del Ministero dos Combatentes e del Segretariato per la Pace (PPS). Tra i partecipanti, provenienti dalle Province di Tete, Sofala e Manica, spiccavano le voci vibranti di Florinda, Rita, Mario, Graça, Anita, Isabel, Carménia e Carlota.
Per molti dei quali era la prima volta a Maputo ed hanno portato con sé un messaggio carico di speranza e urgenza: “Vogliamo la pace”, hanno dichiarato con forza. “Vogliamo lavorare la terra, siamo contadini. Vogliamo coltivare il nostro cibo, mandare i nostri figli a scuola. Vogliamo vivere in pace, e per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto”. Le loro parole risuonano con un’urgenza palpabile, poiché riflettono bisogni essenziali: accesso all’acqua, infrastrutture, strade, mercati, ospedali e scuole.
Le esperienze raccontate durante la conferenza sono state toccanti e illuminanti. Anita, con occhi ancora increduli, ha commentato la visione dell’abbondanza d’acqua negli alberghi di Maputo, contrastando con la realtà della sua comunità, dove l’acqua è un bene prezioso raggiungibile solo dopo lunghi percorsi. Mario, colpito dalla grandezza e dalla vivacità della capitale, ha ringraziato il DELPAZ per aver portato il pozzo nella sua comunità e nuove pratiche agricole insieme a sementi e attrezzi agricoli, esprimendo l’importanza di estendere tali progetti a tutte le comunità bisognose.
Florinda ha condiviso un sentimento di gratitudine e riconoscimento: “Non eravamo niente, eppure ora siamo qui a parlare, e ci state ascoltando. DELPAZ ci ha reso visibili”. Queste testimonianze sono il riflesso tangibile del lavoro svolto dal DELPAZ, evidenziato anche dalla distribuzione della Dichiarazione di Inhanzónia, simbolo di solidarietà e inclusione promosso attraverso l’organizzazione dell’accampamento solidale, a novembre dello scorso anno nel distretto di Báruè.
Il ruolo delle donne come attori locali e leader è stato particolarmente enfatizzato, con Carlota Inhamussua, attiva collaboratrice del Programma DELPAZ nella Provincia di Sofala, che ha condiviso esperienze significative come il progetto della cassetta di risparmio e dei sogni. Questi programmi non solo mirano a fornire risorse tangibili, ma anche a stimolare i sogni e gli obiettivi delle comunità coinvolte, costruendo la fiducia e il senso di appartenenza delle persone alle proprie comunità.
La strada verso la pace e la prosperità richiede un impegno collettivo e sostenuto. Mentre queste comunità iniziano a intraprendere i primi passi verso il cambiamento, è cruciale che non vengano lasciate sole. Hanno bisogno di tempo, sostegno e risorse per crescere e continuare a coltivare la pace nei loro territori. Soltanto attraverso un impegno condiviso e una solidarietà duratura si potrà garantire un futuro di speranza e prosperità per tutte le comunità mozambicane.
Tutti loro hanno chiesto a gran voce di non essere lasciati soli, ora che iniziano a “gattonare” e hanno bisogno di più tempo e sostegno per poter “crescere” e continuare a coltivare la pace nelle loro comunità.
Anche il DELPAZ, che lavora in collaborazione con l’IMD, attuato dall’AICS in Manica e Tete, e dall’ADA in Sofala, con il sostegno dell’UNCFD, contribuisce a questo scopo. Oltre all’acqua, alle infrastrutture, alle strade di accesso, alle sementi e alle nuove pratiche agricole, stimola i sogni delle comunità più colpite dalla violenza armata, dove i beneficiari del DDR sono tornati a vivere, insieme alle loro famiglie.
Come più volte espresso dall’Ambasciatore della Unione Europea in Mozambico, Antonino Maggiore, “Come partner del Mozambico, siamo pienamente consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte riguardo alla reintegrazione e alla riconciliazione; […] La pace e la riconciliazione possono essere raggiunte solo attraverso una democrazia prospera e la prosperità a beneficio di tutti i cittadini mozambicani.”