I casi di coronavirus in Mozambico, come in altri paesi africani, aumentano di giorno in giorno. Al 29 maggio 2020, sarebbero 233 i positivi, a fronte di oltre 9.000 test effettuati. Negli scorsi giorni, le autorità sanitarie hanno avvertito di una possibile fase di "trasmissione comunitaria" del virus, non trattandosi più di pochi focolai ben individuati e localizzati in alcune province del Paese ma di una possibile diffusione su tutto il territorio. L’impatto della pandemia nel paese potrebbe essere devastante, viste le precarie condizioni di salute in cui versa la popolazione: in Mozambico, il 12,6% degli adulti tra i 15 e i 49 anni convive con HIV-AIDS; da questa parte di mondo sono diffuse tubercolosi, malaria, colera, e le patologie legate alla povertà (insicurezza alimentare, denutrizione, malattie legate a scarse condizioni igieniche) e ai disastri naturali. Il sistema sanitario nazionale, oltretutto, si trova a fare i conti con una scarsa disponibilità di risorse interne, infrastrutture inadeguate e carenza di risorse umane qualificate.
Fino alla scorsa settimana, l’Istituto Nazionale della Sanità (INS) del Mozambico era l’unica struttura pubblica abilitata ad effettuare il test per la diagnosi del covid-19, essendo in possesso dei macchinari adeguati, dei reagenti e di personale formato. Qualche giorno fa il Ministero della Sanità, però, ha potuto alleviare la pressione sull’INS, grazie alla collaborazione con il Centro di Biotecnologia dell’Università Eduardo Mondlane. L'INS ha trasmesso la procedura di diagnostica a due ricercatrici del Centro e attestato che la struttura possiede le attrezzature necessarie per effettuare la diagnosi; in tal modo il Centro ha assunto un ruolo attivo nell’analisi dei campioni e ne sta effettuando circa 150 al giorno. Il Centro ha inoltre presentato, in risposta a un bando del Ministero della Scienza e della Tecnologia, due progetti di ricerca strategici per il controllo della pandemia in Mozambico: uno studio genetico molecolare per la genotipizzazione del virus e uno studio epidemiologico per testare la presenza di anticorpi al covid-19 negli operatori sanitari degli ospedali di Maputo. Entrambi gli studi hanno un’importanza fondamentale per il controllo dell'epidemia nel paese.
Si tratta di una notizia importante per il Mozambico e di un motivo di orgoglio per l’AICS, dal momento che il Centro di Biotecnologia è un partner storico della cooperazione universitaria italo-mozambicana. La collaborazione con l’Università Eduardo Mondlane, il più antico Ateneo del paese, rimonta al 1977, due anni dopo l’indipendenza, e la collaborazione con il Centro di Biotecnologia, a circa dieci anni fa. Dal 2010, infatti, l’AICS ha investito circa 2,9 milioni di euro per la valorizzazione del Centro, avvalendosi della collaborazione e delle competenze tecnico-scientifiche delle migliori università italiane nel campo delle biotecnologie. Oltre 10 anni di collaborazione hanno portato a un completo rinnovamento delle infrastrutture e delle dotazioni del Centro, alla formazione di 58 ricercatori nonché all'attivazione di un corso di Master in Biotecnologie, grazie alla collaborazione e supervisione delle Università di Sassari e Roma - La Sapienza. Sono stati coinvolti in questa attività altri 9 Istituti e Università italiane (tra cui il CNR, Sardegna Ricerche e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali della Sardegna) e 6 Istituzioni internazionali. Inoltre, attraverso un’ulteriore iniziativa, recentemente approvata dall’AICS, per il supporto ai Laboratori dell’Università Eduardo Mondlane, il Centro dovrebbe essere in grado di posizionarsi nel mercato dei servizi internazionali, dal momento che i servizi di analisi verrebbero certificati secondo la normativa ISO. Il Centro è oggi considerato una struttura all’avanguardia nonché un punto di riferimento per il controllo delle malattie trasmissibili e della qualità degli alimenti.
“Si tratta per noi dell’ennesima conferma dell’ottimo lavoro svolto dalla Cooperazione, dal Centro di Biotecnologia e dai nostri partner italiani” dichiara Ginevra Letizia, titolare della Sede AICS a Maputo. “Sin dalla nostra presenza nel Paese abbiamo investito nella cooperazione universitaria, coinvolgendo le eccellenze italiane, favorendo scambi di know-how tra studenti e docenti italiani e mozambicani, scommettendo sulla ricerca scientifica a tutela della sanità pubblica mozambicana. È una grande soddisfazione raccogliere i frutti di anni di cooperazione in un momento tanto critico per il Paese. Questo rafforza la nostra convinzione che, in un contesto di pandemia globale, l’unica risposta possibile sia una risposta collettiva”.