In un articolo di qualche settimana fa, abbiamo raccontato la risposta italiana all’emergenza ciclone. Un intervento integrato, rapido, ed efficace, necessario per far fronte ai terribili danni che ha provocato Idai, considerato una delle peggiori catastrofi climatiche degli ultimi vent’anni. Il ciclone tropicale, infatti, ha devastato la città di Beira, e si è lasciato dietro una scia di distruzione che ha attraversato le province centrali del Paese e diverse altre aree in Zimbabwe e Malawi.
Poco più di un mese dopo è stata la volta del ciclone Kenneth, definito il peggior ciclone ad aver mai colpito il continente africano. Kenneth si è abbattuto sulla provincia settentrionale di Cabo Delgado, causando danni meno estesi ma sempre rilevanti. Le popolazioni di questi distretti, oltre ad essere fra le più povere del paese, soffrono anche delle conseguenze dei periodici attacchi violenti portati avanti da ribelli che incendiano i villaggi nei distretti più settentrionali di Cabo Delgado.
Le conseguenze dei disastri ambientali hanno interessato circa 2 milioni di persone distribuite nelle province di Sofala, Manica, Tete, Zambesia, Inhambane, Cabo Delgado e Nampula. Secondo il Post-Disaster Needs Assesment condotto dal governo del Mozambico insieme a una rete di partner (tra i quali World Bank, Unione Europea e diverse Agenzie delle Nazioni Unite), per la ricostruzione saranno necessari 3,2 miliardi USD.
Oltre alle missioni tecniche, di monitoraggio, e quelle legate all’arrivo dell’ospedale da campo dall’Italia, di recente siamo stati a Beira anche a monitorare gli interventi di emergenza finanziati da AICS per far fronte all’emergenza scatenata dal ciclone: sono diverse le OSC intervenute tempestivamente in vari settori legati all’emergenza a Beira e in altri distretti di Sofala interessati dalle conseguenze del ciclone.
Abbiamo visitato, per esempio, la prima casa costruita dalla Comunità di Sant’Egidio nel bairro di Munhava con finanziamenti AICS. L’obbiettivo è la costruzione o riabilitazione di almeno 50 case destinate alle fasce vulnerabili della popolazione, che sarebbero pronte prima dell’arrivo della stagione delle piogge. La prima casa è stata consegnata a Maria Cristina, una donna anziana residente da sempre nel quartiere, e a suo figlio, dopo che Idai ha completamente distrutto la baracca di lamiera dove risiedevano prima. “La notte del ciclone è venuto a recuperarmi mio figlio, ero sotto le lamiere e non riuscivo a muovermi”, racconta Maria Cristina. I resti della baracca, distrutta dalla violenza del ciclone, sono ancora accumulati accanto all’abitazione nuova: l’idea è che le nuove case siano costruite in prossimità a quelle precedenti, per non costringere le famiglie a doversi reintegrare in nuovi contesti sociali, specialmente dopo i traumi subiti.
Altro intervento fondamentale è stato quello destinato a riabilitare l’inceneritore di rifiuti ospedalieri dell’Ospedale Centrale di Beira, uno dei maggiori del Paese, costituendo un centro di riferimento per un bacino di 1.600.000 abitanti. L’ospedale è stato pesantemente danneggiato dal passaggio del ciclone Idai, con la quasi totalità delle sale operatorie completamente inagibili. Idai aveva scoperchiato la struttura che conteneva l’inceneritore, spezzando la canna fumaria. Questo ha comportato non pochi problemi di salute pubblica, dal momento che i rifiuti ospedalieri venivano comunque bruciati, e i relativi fumi tossici dispersi ad altezza uomo. La OSC CAM ha quindi chiesto ed ottenuto dall’AICS un finanziamento per riabilitare inceneritore, struttura e per operare delle migliorie infrastrutturali.
Gli interventi di riabilitazione hanno interessato anche alcuni istituti scolastici: abbiamo potuto visitarne uno, la scuola primaria e secondaria “Jorge Traquino” in periferia di Beira, gestita dall’associazione ASEM. AICS ha finanziato la ricostruzione di alcune aule e pareti, permettendo alla scuola, che accoglie circa 2500 bambini, di riprendere le proprie attività, ritornando presto alla normalità. Lucia, 9 anni, ci ha raccontato che nei giorni successivi al ciclone era difficile seguire le lezioni: la maggior parte dei tetti erano scoperchiati, e l’acqua della pioggia, che filtrava attraverso i tetti, bagnava gli alunni e i libri di testo, rendendoli inutilizzabili.
Il nostro ufficio, oltre a quelle citate, ha lavorato insieme ad altre OSC (AVSI, HELPCODE, CEFA, ESMABAMA, Terre des Hommes, Oikos, e con Padre Giuseppe della parrocchia di São Pedro Claver) per finanziare interventi che spaziano dall’acquisto e distribuzione di materiali di costruzione alla protezione dell’infanzia, dalla distribuzione di kit alimentari alla ricostruzione di aule scolastiche, da interventi in campo sanitario alla costruzione di spazi sicuri per i bambini.
Importante l’impegno di AICS anche sul fronte della ricostruzione, che vedrà la Cooperazione Italiana attiva per i prossimi anni sui territori colpiti da Idai e da Kenneth: insieme ad alcune Agenzie delle Nazioni Unite e ad OSC italiane presenti sul territorio, interverremo per la ricostruzione del tessuto socio-economico e infrastrutturale di Cabo Delgado e delle isole Quirimbas, distrutte dal ciclone Kenneth. L’ospedale da campo, trasportato dall’Italia a Beira nei giorni immediatamente successivi a Idai per far fronte all’emergenza sanitaria, è stato donato al governo mozambicano. Oltre a questo, stiamo predisponendo ulteriori fondi per interventi di ricostruzione di abitazioni, scuole e ospedali nelle province di Sofala e Manica. Infine, è confermata la concessione di un credito a tariffe agevolate al Governo mozambicano per favorire il processo di ricostruzione nei luoghi maggiormente colpiti dai disastri.